Tra i vasi in vetro più attestati, quelli realizzati con la tecnica della soffiatura, prevalgono alcune forme: una tipica coppa con orlo tagliato e molato e fondo nettamente rientrante ed ombelicato, accompagnata dal bicchiere a labbro leggermente estroflesso e squadrato e piede espanso, entrambi decorati a fasci e linee verticali incise “a smeriglio”; è molto diffusa anche la coppa con labbro fortemente estroflesso e piede anulare. Sono più rare altre forme: il calice con orlo svasato e parete carenata, la coppa con labbro ripiegato a cordoncino e alcuni esemplari di coppa-modiolus, questi ultimi in vetro azzurro, con orlo ad alta fascia obliqua e labbro distinto da scanalatura interna, presenti anche con probabile variante a labbro con doppio cordone “ad otto”.
Una parete di colore bluastro con inserti tondeggianti bianchi potrebbe appartenere ad un vaso di forma chiusa, decorato “a spruzzo”. Si tratta di un procedimento che richiede l’inserimento di granelli di vetro nel bolo, che durante la soffiatura assumono la forma di “macchie” circolari o allungate.
Sul fondo di poche coppe e di alcuni piatti si conserva ancora traccia dello stacco del pontello, un’asta metallica che, con una goccia di vetro, era fissato all’estremità opposta a quella che aderiva alla canna da soffio e che serviva per poter lavorare l’orlo del vaso. Spesso, al posto del pontello, venivano usate delle pinze, che invece non lasciavano alcuna traccia sul vaso finito. Alcune parti, come i piedi, potevano essere modellati a caldo tirando il vetro con delle pinze oppure, come il caso di una parete di coppa, con costolature verticali sottili.
Le forme chiuse sono in prevalenza bottiglie cilindriche o quadrangolari ma anche olle, che venivano realizzate con la soffiatura entro stampo cilindrico; l‘orlo delle bottiglie e delle brocche si presenta in genere ripiegato all’esterno e poi all’interno, a formare uno spesso labbro leggermente obliquo rispetto al collo cilindrico; si trova spesso associata un’ansa ad angolo acuto con più costolature; la loro massima diffusione si ha tra l’età flavia e la prima metà del II secolo.
Nei bicchieri soffiati, lo stampo poteva essere di terracotta o legno o metallo e presentava all’interno, al negativo, la forma esatta e la decorazione che si voleva realizzare, in positivo, sulla superficie esterna del vaso che viene soffiato in essa; in alcuni casi la matrice doveva essere a due valve, in quanto resta ancora la traccia della loro congiunzione.
Nel bicchiere di vetro soffiato ed inciso la decorazione è costituita da almeno 5 serie parallele di sfaccettature ovali, incise a mola e disposte a “quinconce”.
La decorazione ad incisione ottenuta a mola è più diffusa durante la media età imperiale, nel III secolo, e raramente si trova sul fondo con serie di intacchi disposti in vari modi, ad esempio per formare corone circolari e radiali.