Il coinvolgimento di importanti famiglie pompeiane nel commercio delle anfore Dréssel 2-4 è documentato da epigrafi e bolli su anfore, che ricordano quattro famiglie (gentes): i Lassii, i Clodii, i Gellii e gli Holconii. Queste famiglie, tra loro imparentate, tra il I secolo avanti Cristo e il I secolo dopo Cristo, hanno accumulato ingenti ricchezze grazie alla produzione e al commercio del vino, al punto da poter costruire monumenti di grande importanza, come il teatro grande di Pompei edificato dagli Holconii. Del tutto eccezionalmente, ben tre donne di tali famiglie ebbero il privilegio di diventare sacerdotesse pubbliche. Tra esse, la celebre Eumachia, la quale dedica in età augustéa un maestoso edificio nel Foro di Pompei, oggi identificato come Portico della Concordia Augusta. Eumachia era figlia di Lucius Eumachius, ricchissimo produttore vitivinicolo. I numerosi ritrovamenti lungo le coste di tutto il Mediterraneo occidentale – e anche nella valle del Rodano in Gallia e lungo il limes del Reno – confermano il ruolo di primo piano che avevano le anfore, per approvvigionare le truppe impegnate nelle campagne militari di conquista.
A Roma, nella zona portuale lungo il fiume Tevere, in prossimità degli hòrrea, si erge il Monte Testaccio, che ha dato nome all’omonimo quartiere; si tratta di una collina artificiale alta ben 54 metri e con una circonferenza di circa 1 chilometro. Il Monte Testaccio è formato interamente da frammenti di anfore che trasportavano olio provenienti dalla regione della Betica, l’attuale Andalusia. Dopo essere state scaricate e svuotate per un lungo periodo tra l’età augustea e la metà del III secolo, tali anfore non potevano più essere riutilizzate a causa di alterazioni provocate dai residui dell’olio e dunque venivano ordinatamente sistemate ed impilate fino a formare una montagna.